MISESERE MEI DEUS (abbì pieta di me o Dio)… inizia
cosi uno dei sette salmi penitenziali della liturgia cattolica,
contrassegnato col numero 50 secondo la Vulgata, col 51 secondo la
versione ebraica.
Scritto e recitato dal re David attorno
all'anno 1.000 a.C.: in esso il re, dopo l’incontro con il profeta
Nathan, che gli rimproverava il duplice peccato dell’adulterio con
Betsabea e dell’uccisione del marito di lei, invoca la misericordia di
Dio e ne canta le lodi, sicuro, in fede, del Suo perdono.
Il "Miserere" rappresenta
la "struggente" colonna sonora della processione del Cristo Morto che
conferisce al sacro rito quell'atmosfera di suggestione propria
dell'evento che si sta compiendo.
Nella tradizione eugubina il canto del "Miserere",
in lingua latina, viene tramandato da sempre oralmente: attualmente
vengono cantate solo le strofe dispari; in tre delle dieci strofe sono
presenti momenti "solistici".
E' recitato come un canto polivocale
paraliturgico ed è eseguito da due cori maschili a due voci, composto da
bassi e tenori; ogni gruppo di cantori è guidato da un proprio
direttore. I due cori, denominati "Coro del Signore" e "Coro della Madonna" in processione seguono rispettivamente i due simulacri.
I - Coro del Signore |
II - Coro della Madonna |
Il canto del "Miserere", in archivio, non
viene mai citato nella composizione della processione fino al 12 marzo
1895, quando i Priori della Confraternita nel dare indicazioni con
pubblico manifesto per lo svolgimento della Processione, citarono "i cantori dell’armonioso Miserere".
È una tradizione incarnata nel tessuto
sociale del popolo eugubino, che inizia nella serata del Mercoledì delle
Ceneri, corrispondente all'inizio del periodo quaresimale,
durante il quale i due cori si riuniscono due volte alla settimana,
martedì e venerdì, girando per i vicoli della città e provando il canto
insegnandolo così ai più giovani che iniziano a partecipare.
Al termine della processione i due cori recitano, alternandosi, le dieci strofe del Miserere: tale esecuzione è comunemente chiamata "battifondo" ed allude ad un senso di sfida tra i due cori ma non è altro che un atteggiamento di profonda devozione spirituali che accompagna tutta la durata dell'evento.
- Testo tratto dal sito "Confraternita Santa Croce della Foce".
- Foto tratte dal sito "Confraternita Santa Croce della Foce".
Al termine della processione i due cori recitano, alternandosi, le dieci strofe del Miserere: tale esecuzione è comunemente chiamata "battifondo" ed allude ad un senso di sfida tra i due cori ma non è altro che un atteggiamento di profonda devozione spirituali che accompagna tutta la durata dell'evento.
- Testo tratto dal sito "Confraternita Santa Croce della Foce".
- Foto tratte dal sito "Confraternita Santa Croce della Foce".
Il "Miserere" - Registrazione anni 70 del secolo scorso