VENERDI' SANTO - Processione del Cristo Morto

Nella serata del Venerdì Santo, dalla Chiesa di Santa Croce della Foce, seguendo un antico itinerario all’interno del medievale centro storico di Gubbio, si svolge la tradizionale processione delCristo Morto, organizzata dalla Confraternita di Santa Croce della Foce.
L'origine della processione risale ai movimenti laici penitenziali del XIII secolo. Dalla metà del duecento in molte città, soprattutto dell'Italia centro-settentrionale, presero vita varie confraternite religiose. A Gubbio se ne potevano contare tre: la Confraternita del Crocefisso, quella di San Bernardino (detta anche Fraternità del Ponte Marmoreo) e la Confraternita di Santa Maria della Misericordia (detta dei Bianchi).
I membri di queste confraternite venivano chiamati "disciplinati", "battuti", "flagellanti" (dall'atto fisico del flagellarsi), oppure con termine più popolare "sacconi", dal grande saio col quale gli iscritti erano soliti vestirsi in occasione di cerimonie e processioni.

Anno 1567 - Ordine della processione (Archivio San Secondo - Gubbio)

La processione inizia alle ore 19.30 e la sua durata  è intorno alle due ore e mezza.
Il sacro corteo è aperto da quattro uomini che agitano le "battistrangole".
La "battistrangola" è uno strumento di legno percosso alternativamente su ogni lato da maniglie di ferro che provocano un suono sordo e lugubre. Il ritmo dello strumento rompe il silenzio della città di pietra, aggiungendo ulteriore pathos alla processione.
Dietro questi, il primo incappucciato reca in mano un teschio che rappresenta il luogo della crocefissione, in ebraico Golgota.


Seguono i confratelli che mostrano gli altri simboli della Passione, in ordine sempre fisso:

- uomo con la croce detta "Albero della Vita";
- uomini con le tre croci del Calvario e due croci raggiate;

                                                                                                     - uomo con il calice;
- uomo con la borsa dei 30 denari;
- uomo con la lanterna;
- uomo con la fiaccola;
- uomo con l'orecchio tagliato del servo Malco;
- uomo con il gallo;
- uomo con la corda con la quale venne legato Gesù;
- uomo con la colonna;
- uomo con i flagelli;
- uomo con il guanto di ferro;
- uomo con la corona di spine;
- uomo con il bacile;
- uomo con la brocca;
- uomo con l'asciugamano;
- uomo con il vessillo romano;
- uomo con la catena;
- uomo con la scritta INRI;
- uomo con il velo usato dalla Veronica;
- uomo col sudario;
- uomo con i tre chiodi;
- uomo con il martello;
- uomo con la spugna;
- uomo con la lancia;
- uomo con le vesti di Gesù;
- uomo con i dadi;
- uomo con la scala;
- uomo con le tenaglie.

Ognuno di questi simboli è accompagnato "a latere" da due torce.


Seguono ancora le grandi torce offerte dal Comune, dalle Corporazioni delle Arti e Mestieri e dalle Associazioni cittadine, i Cavalieri del Santo Sepolcro, il Clero e il Vescovo.

E' quindi la volta delle Sacre Immagini del Cristo Morto, deposto su un cataletto, coperto da un velo trasparente ed accompagnato dal primo Coro del "Miserere", e della Addolorata, accompagnata da un secondo Coro del "Miserere".

La statua della Addolorata è preceduta anche dal  Coro delle "Pie Donne", composto da circa trenta persone e coordinato dalla Confraternita di Santa Croce della Foce.

Il coro è stato ricostituito da diversi anni, dopo un attenta ricerca storica sui brani della passione che venivano eseguiti in passato dalla donne di Gubbio durante il passaggio della processione del Cristo Morto e alterna i canti a momenti di preghiera in un clima di assoluto silenzio.

I canti sono stati tramandati ai giorni nostri in forma orale sulla base dei ricordi delle persone più anziane.

Le donne, tutte rigorosamente in nero in segno di lutto, si contraddistinguono dalla popolazione per il velo ricamato con cui avvolgono i capelli.



Caratteristiche e particolari sono le tre soste:

1^ - Al "Pietrone", pietra a forma ovoidale, inserita nel selciato del Palazzo del Capitano del Popolo, in passato residenza della nobile famiglia Gabrielli; il Cataletto con il Crocifisso viene fermato sopra l'antica pietra per circa 15 minuti ed offerto alla venerazione dei fedeli: non si conoscono le origini di questa tradizione, forse dovuta ad un omaggio ai Gabrielli che per secoli è stata la famiglia più potente della città o forse perché la forma della pietra è molto simile alla pietra dell'unzione che sta nel tempio di Gerusalemme; di certo il "Pietrone" è spesso annotato nei registri d'archivio della Confraternita fin dal 1600, dove sono riportate le spese annuali per la pulitura della strada che va dalla Chiesa di Santa Croce allo stesso "Pietrone".

2^ - Al passaggio dinanzi la Chiesa di S. Domenico, dove avviene l'inserimento in processione del Vescovo della diocesi di Gubbio e di tutto il Clero.
3^ - All'Astenotrofio "Mosca" di via Cavour per permettere la venerazione del Crocifisso ad anziani ed ammalati ospitati dalla casa di riposo, che in qualche modo supplisce, come luogo di sofferenza, l'ospedale non più presente in città.


Vengono accesi grandi fuochi in alcuni punti del percorso; questi sono chiamati "focaroni" se costituiti da cataste di legno alte circa quattro metri, o "torticci" se consistono in cesti colmi di legna.


Verso il termine della processione, a S. Domenico (**)  il Vescovo officia una omelia, dopo la quale i simulacri del Cristo Morto e della Vergine Addolorata rientrano nella Chiesa di Santa Croce della Foce, dove i cori del "Miserere" duetteranno nel "Battifondo".

(**) Nota - Attualmente, a causa della inagibilità della Chiesa di Santa Croce della Foce, la processione parte dalla Chiesa di S. Domenico, per dirigersi da via Nicola Vantaggi e da via Gabrielli al cosiddetto "Pietrone" e vi rientra dopo l'omelia del Vescovo.

- Testo a cura del dott. Francesco Stanzione, sulla base di informazioni tratte dal sito "Confraternita Santa Croce della Foce".
- Foto tratte dal web.